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Cosa mi sarei persa

17.00

“Sono nata così o lo sono diventata?”. Questa è la domanda che per anni ha tormentato la protagonista del libro. La depressione tenuta nascosta al mondo dietro un’apparente vita fantastica per sfuggire alla discriminazione.La lotta contro l’autolesionismo, il disturbo alimentare, l’ira, una diagnosi di disturbo bipolare di tipo II, una di disturbo borderline, anni di cure farmacologiche, un ricovero in una clinica psichiatrica.
Eppure dal dolore si può rifiorire, attraverso l’accettazione dei traumi e della sofferenza che accomuna ogni essere umano, andando oltre le apparenze, in un percorso di crescita verso una nuova consapevolezza.
Cosa mi sarei persa vuole essere la voce di chi ha perso la speranza, per ricordare che la vita può sempre sorprendere, al di là di ogni difficoltà.

Un viaggio al mese

16.00

avere il coraggio di andare controcorrente

Volevo cambiare, volevo trovare la mia strada, ma non sapevo come. Sapevo solo lamentarmi, perché, si sa, è più facile.
Aspettiamo tutti la manna dal cielo o che qualcuno venga e ci dica cosa fare, ma in realtà spetta a noi fare il primo passo, smettere di piangersi addosso e muoversi verso la direzione che vogliamo.
Mi ci sono voluti anni per smettere di lamentarsi e fare davvero qualcosa. ho sempre aspettato di toccare il fondo e sbatterci violentemente, probabilmente dovevo arrivare al limite per dare una vera sterzata alla mia vita.

Now

15.00

Questo volume raccoglie scatti fotografici, racconti e riflessioni elaborate nel corso di un progetto di formazione rivolto a ragazzi poco più che maggiorenni. Un laboratorio di espressione personale  che, attraverso la fotografia e la videoripresa, potesse offrire a tutti loro la possibilità di esprimere il proprio modo di essere e la propria individualità.
I ragazzi hanno raccontato le loro storie, in una perfetta espressione borderline tra il vero e l’immaginario, in continua alternanza tra la narrazione del passato, la semplice rappresentazione del presente ed una visione quasi filmica del futuro. Gli scatti che li ritraggono sono tutti realizzati dagli stessi ragazzi, attraverso sperimentazioni informali, in bilico tra la spontaneità e la ricerca di un’immagine personale, voluta e costruita, che dovesse accompagnare le loro storie come la locandina di un film. Un esperimento di narrazione dove si perde il confine tra l’attimo di uno scatto che ferma il presente ed una libera interpretazione del sogno che disegna il futuro, come fossero “prove tecniche di immaginazione”.
Attraverso la fotografia ed il racconto sono stati messi a fuoco due differenti aspetti: quello che attiene al presente, vissuto come condizione contingente imposta dall’assetto provvisorio del mondo esterno, e quella del futuro che prende forma nel labirinto dell’immaginazione.
Immaginare è un esercizio che non coinvolge soltanto la sfera emotiva ma anche la razionalità. Il linguaggio delle immagini sottoposte alla percezione visiva non inibisce i meccanismi di rielaborazione e, a volte, innesca un nuovo processo generativo di pensieri e progetti. E’ questo l’obiettivo, nobile e necessario, che vorremmo affidare ai giovani, in una società che sembra essersi smarrita tra gli schemi virtuali e dove il culto dell’immagine esalta solo una visione artefatta e omologata della realtà.
Il libro propone interessanti riflessioni sul potenziale comunicativo della fotografia come linguaggio complementare rispetto a quello delle parole e coniugato con le molteplici espressioni culturali e sociali offerte dal cinema, dalla scrittura e dal web.

Entanglement

16.00

Giorgio – milanese, sognatore, anticonformista – e Alessandra – brillante manager romana – indagano sulla scomparsa di un amico comune viaggiando tra locali milanesi, città d’arte, musei e necropoli etrusche.

I misteri etruschi diventano metafora del mondo contemporaneo: le necropoli viste come una second-life sotterranea, dove le figure riprodotte nelle tombe sono avatar che sopravvivono alle persone rappresentate per trasmettere ai posteri un profilo degno di memoria.

Entanglement non è un giallo, ma un percorso di conoscenza.  In realtà non esiste un grande complotto, ma solo catene di eventi dei quali tutti siamo, almeno in parte, responsabili.

Appuntamento alle sette

10.90

Questa storia non è la solita storia d’amore. Andremo a un appuntamento con la protagonista, ma non sarà il solito appuntamento. Saremo a Roma, ma non sarà la Roma turistica.
Una storia delicata, raccontata da una penna non ordinaria, autoironica, brillante e sensibile che vi farà passeggiare per la Città Eterna con gli occhi lucidi.

Antropofagia

19.00

Il governo italiano ha appena decretato la fine dello stato di emergenza legato al Coronavirus. Ulrico Niemand è un informatico che si aggira da solo per le strade di Milano. l’incontro casuale con due ragazze diverse in tutto, è così dal protagonista, porterà ulteriore sconvolgimento in una vita già di per sé turbata. Lalah è una giovane marocchina intenta a seguire il suo sogno di diventare modella. Lena è una trentenne ucraina tanto geniale quanto ferita, sempre china sul suo computer portatile. Tra le strade dissestate cariche di misteri si incrociano nell’antropofaga metropoli, in cui ogni punto di riferimento è andato perduto.

APPUNTI di VISTA

17.00

– “Cosa scriverà per Casati?” Chiese secco Niccolò. La domanda mi colse completamente impreparata, innanzitutto perché se sedevo a quel tavolo era merito suo, inoltre perché i suoi modi erano mutati in una frazione di secondo. Come un orso un po’ sornione che all’improvviso sferra la sua zampata, un chiaro intento di mettermi in difficoltà davanti a tutti. Perché?”

– “Perché, in questo strano mondo, da qualche parte, c’è sempre una seconda possibilità.”

 

Amigdala La memoria delle emozioni

15.00

La storia di Carlo e Marta è narrata in un breve romanzo psicologico. Un apparente incidente automobilistico costringe la coppia, sposata ormai da diversi anni, a dover riflettere sulla loro esistenza comune. Lui si ritrova “addormentato” ma quello che dovrebbe essere un coma farmacologico si rivela, in realtà, una “dipendenza”. Tale alterazione della coscienza non viene esplicitata, né menzionata, ma si intuisce dalla figurazione retorica che prende animo nel personaggio cui viene affidato per le cure necessarie: un’infermiera che lo “culla come fosse suo figlio”, dalla quale lui non riesce a liberarsi.
Si intuisce un’altra dipendenza, questa volta “affettiva” della voce narrante, che nel corso del ricovero ospedaliero – prima del marito e successivamente suo – mette in dubbio la logica del vivere, la sua intera esistenza, arriva a capovolgere interamente la realtà, sentendosi vittima e artefice di un matrimonio difficile; sente la necessità di un cambiamento che non riesce a prender vita se non con brevi versi di respiri poetici. Il testo è infatti, talvolta, accompagnato dalla poesia che rende più efficace il senso della prosa narrativa.

Il Bar dei sogni

19.00

Giacomo e Mariadele hanno un segreto: riescono a varcare la barriera dell’immaginazione e a raggiungere il Bar dei sogni per incontrare la loro amata nonna. In questo luogo sereno possono vivere insieme a lei esperienze passate ma anche nuove. Sogno e realtà si intrecciano, si confondono e si sovrappongono, rendendo tutto (o quasi) possibile!
Questa storia lascia ai piccoli lettori la speranza che si possa davvero mantenere vivo il ricordo di chi non fa più parte della nostra vita, con un pò di fantasia e tanto divertimento.

Il Bar dei sogni sostiene la ricerca A.I.E.N.P , scopri di più sul progetto:

“Ho cercato con determinazione e caparbietà il modo per pubblicare questa storia. Con il Bar dei sogni sono riuscita a trasformare il dolore e veicolarlo in qualcosa di utile, bello ed eterno.
Durante il lockdown mia madre è stata colpita da una malattia cosiddetta rara, ovvero che colpisce poche pochissime persone.
Una sera ho iniziato a raccontare una storia ai miei bimbi, e mano a mano annotavo le idee e le immagini che mi venivano in mente, mentre la malattia di mamma avanzava inesorabile e dilaniava una famiglia intera con il dolore che portava con se.
Qualche tempo dopo ho ripreso quella nota. L’ho riletta, mi piaceva. L’ho modificata, e l’ho messa su in file word. “E ora, che faccio?”, pensavo. Era lì sul pc, la aprivo e la rileggevo di continuo. Dovevo darle un “senso”.
È così il viaggio è iniziato. Ho contattato una consulente letteraria che mi ha aiutato a dare alla storia un’impronta meno personale e una fruibilità di più ampio respiro, adattandola a qualunque forma di distacco e di perdita.
Ho poi condiviso la storia con l’Aienp (Associazione Italiana Encefaloptie da prioni), con l’intento di “mettere a servizio” dell’associazione il mio testo, per la sensibilizzazione sulle malattie rare.
Ho così iniziato ad affacciarmi nel mondo dell’editoria. Ho visitato fiere del libro, stretto mani, mandato email, creato contatti. Dovevo cercare un editore che volesse credere nel mio progetto.
Il passo successivo è stato quello di cercare lo stile giusto per le illustrazioni della mia storia. Il giorno in cui ho visionato il portfolio di Cristina Spagarino non ho avuto dubbi, l’avevo trovata.
Così le ho proposto di salire a bordo e abbiamo continuato la ricerca.
Poi un giorno, è arrivata la proposta di Paolo Giacovelli.
Da un grande dolore si è aperto così il varco di un’avventura bellissima.
La pubblicazione del Bar dei sogni è l’occasione per poter parlare di malattie rare, di cui si parla sempre troppo poco perché – banalmente purtroppo – interessa a pochi.
Le malattie rare non sono solo brutte (come tutte malattie) ma tolgono l’elemento essenziale che serve sempre per poter lottare fino alla fine: la Speranza.
Quella solitudine e quel senso di incertezza che accompagnano le persone affette da malattie rare e i loro caregiver fa paura, terrorizza, e talvolta crea imbarazzo.
Ma purtroppo fa parte della VITA, e allora io credo che sia bene combattere quella paura e quella vergogna, e condividere una esperienza che può essere di aiuto, e perché no, di esempio.
Grazie, grazie di cuore a chi vorrà sostenere il mio progetto e a chi fa e farà parte della mia piccola battaglia.”
Crisa

Ops .. via dei gatti

20.00

Via del Corso è pervasa da mille profumi: dall’odore dei caffè e delle brioche nelle prime ore del mattino, all’odore degli arrosti che si diffonde per la strada più tardi. Per non parlare delle frittelle! E i gatti si sa non resistono a certi profumi. Così i micetti vagano per la strada miagolando, in cerca di cibo. Ma con tutti questi gatti qualcuno dà di matto! Non resta che farli catturare. Sarà allora che il cinismo della bella signora Elsa si scontrerà con la tenacia dei protagonisti, Gaia e Leo. I quali cercheranno di mettere in salvo i cuccioli mossi soprattutto dall’apprensione per la signorina Agatina, una donna che nei gatti ha trovato la cura alla sua solitudine.

Tra rapimenti e fuga in mongolfiera, i ragazzi metteranno in atto diversi piani e vivranno mille emozioni.
Ce la faranno a salvare i gatti da un destino ormai segnato? E, soprattutto, riusciranno a mostrare la vera bellezza all’intera comunità?

FRANCESCO E MARCELLA alla scoperta delle stagioni nel delta del Po

19.00

Francesco è un bambino vivace e intelligente e si è da poco trasferito in un paese chiamato Pafede, nel delta del fiume Po. Sebbene abbia una bella bicicletta rossa, ha tanta nostalgia dei suoi amici e della sua vecchia vita. A scuola, però, incontra una bambina di nome Marcella, che incredibilmente riesce a far scomparire tutte le sue paure. Quando si è in due, infatti, la vita diventa una piacevole scoperta, e anche quello che una volta ci faceva dal terrore ora può farci sorridere.

Francesco e Marcella è una storia d’amicizia dolce e commovente, che ci fa ridere, divertire e riflettere su argomenti importanti, ma che soprattutto è in grado di farci pensare a tutte le cose bella che la vita ci offre.

La chiamavano traviata

13.00

Quante volte vi è capitato di guardare o, quantomeno, di sentir parlare dell’opera in tre atti di Giuseppe Verdi, La Traviata? E la cosa più semplice è immaginarla così come i grandi registi della storia ce l’hanno descritta. E cosa rappresenta davvero la Traviata? Chi ne muove davvero le sorti narrative? Qual è il messaggio reale che l’autore ha voluto imprimere? Beh, le risposte possono essere diverse, ognuno può interiorizzare a proprio modo la storia, giudicare o amare i protagonisti in base alle sue esperienze di vita vissuta.
Qualcuno chiamerebbe tutto questo creatività. Io, tutto questo, lo chiamo: guardare il mondo con i propri occhi.

LA CASA – ROSA Polesine con amore

17.00

Casa-rosa è una casa ferma nel tempo che vi accompagnerà in quella che è stata la prima metà del Novecento a Papozze in provincia di Rovigo. I personaggi che la abitano o che ospita vi prenderanno per mano e vi faranno conoscere giochi di bambini, antiche tradizioni, la disperazione della guerra e le alluvioni più disastrose. Con questo libro avrete in mano uno scrigno di storie che raccontano il Veneto e gli abitanti pittoreschi del Basso Polesine, disegnati dalla penna poetica dell’autrice.

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